Gli
Europei 2012 e la vergognosa strage di cani in Ucraina
di Oscar Grazioli
Avevo
in animo di scrivere di quest’argomento, qualunque fosse stato il risultato.
Vista la figuraccia rimediata contro la Croazia, dalla nostra nazionale di
calcio, ne scrivo con maggior vigore, dal momento che si prospetta un
ignominioso ritorno a casa. Si è scritto più sull’insinuazione di Cecchi Paone,
circa la presenza di due omosessuali tra i nostri calciatori, che sul massacro
dei cani randagi in uno dei due paesi che ospitano questi europei.
Cassano
poi, lasciato colpevolmente solo davanti
a una tribuna stampa, ha evocato titoli cubitali anche nei quotidiani locali
del Laos, a seguito dello scivolone col quale ha inteso commentare la notizia.
I cani dell’Ucraina sono stati dimenticati, sepolti sotto terra, dopo essere
stati barbaramente trucidati e sepolti sotto le gesta di Balotelli e Cristiano
Ronaldo, per citare due fallimentari interpreti delle virtù pedatorie. Eppure
la strage dei cani ucraini non ha paragoni in Europa. Le cifre non sono
documentabili, ma si parla insistentemente di 30.000 cani massacrati in ogni
modo, per le strade, in un’epurazione di massa tale da rendere più “godibile”
la vista di Kiev e delle altre città che ospitano le partite, da parte di
sportivi e turisti.
Andrea
Cisternino è un giornalista della Geapress,
inviato a Kiev appositamente per informarci di quanto accade ai cani d’Ucraina.
Cisternino ci riferisce che ai “migliori” cacciatori di cani, il governo ha
addirittura promesso un biglietto per la finale degli europei ed altri premi in
moneta sonante attendono chi porterà più zampe, ovvero la prova delle uccisioni
dei randagi. Qualcuno potrebbe obiettare che anche negli Stati Uniti e in
numerose nazioni ritenute ad alto grado di civiltà, i cani randagi catturati,
sostano per un tempo variabile presso i canili per poi essere soppressi. Ma
naturalmente si tratta di tutt’altro paio di maniche. Si può essere in totale
disaccordo con questa pratica, ma essa non ha nulla a che vedere con cani
accalappiati e strangolati in mezzo alla strada e con gli avvelenamenti di
massa tramite polpette imbottite di stricnina.
Per
fortuna, se i vari dirigenti della kermesse
si sono completamente dimenticati dei cani ucraini, non è così per i gruppi
animalisti di tutto il mondo che, in questi giorni, sommergono i social network
con messaggi che riportano il problema alla ribalta. Cisternino stesso ha
ottenuto un incontro, grazie anche al nostro ambasciatore Fabrizio Romano, con
il viceministro Igor Vildman che si è detto ignaro della sorte toccata ai cani
della sua nazione (sic). La nota positiva ci viene riportata direttamente da
Cisternino. “Il Vice Ministro mi ha proposto di entrare a far parte della
Commissione che dovrà rivedere la legge contro i maltrattamenti del 2006. Ma,
altresì, io ho chiesto ed ottenuto un incontro tra i volontari che operano in
strada e le autorità ucraine. Il tutto si svolgerà presso la nostra Ambasciata
a Kiev e vedrà partecipi sia il Capo della Polizia che due Ministri del
Governo”.
Nel
frattempo, guardando una partita (mi pare
Germania Portogallo) mi è venuta un’idea, magari balzana. Le telecamere hanno
inquadrato un tifoso che aveva sotto braccio un grosso cane di peluche. E se,
prima della scelta del campo, il nostro capitano consegnasse, alla squadra
avversaria, un grosso cane di peluche (magari il caro e vecchio Snoopy), quale
simbolo del rispetto dovuto agli animali nei paesi civili?
15
giugno 2012
Nel
terremoto un dramma nel dramma: quello degli animali
di Oscar
Grazioli
Dato che
vivo a una manciata di chilometri dal triangolo delle province di Modena,
Bologna e Ferrara che è stato devastato dal sisma, mi sono posto il problema di
tutti gli sfollati (almeno 15.000), specie quelli anziani e soli, che avevano
come unici punti di riferimento la loro casa e il loro cane o gatto che fosse.
Per la casa purtroppo, se crollata o inagibile, c’è ben poco da fare. Per gli
animali invece si potrebbe fare molto e non si sta facendo abbastanza, se non
altro per quella riconoscenza che gli dobbiamo per quanto loro fanno per noi.
Ieri ho parlato con Marika (nome di fantasia), una giovane donna che
possiede un magnifico Labrador femmina di 4 anni, istruito a dovere per la
ricerca tra le macerie. Dopo la seconda grande scossa a Marika è crollata la
casa, ovviamente abbandonata assieme al suo compagno e al suo bimbo di 2 anni.
Nonostante l’angoscia nel cuore c’era bisogno del suo cane, riconosciuto come
uno dei migliori in assoluto, per cercare una donna dispersa sotto i due piani
della sua casa, collassata su se stessa. Marika ha lasciato il bimbo
temporaneamente a dei parenti e si è precipitata al campo base, dove è stata
trasportata sul luogo con i mezzi della Protezione Civile. Dopo avere liberato
il cane sulle macerie, neanche dieci minuti d’orologio e questo si è messo a
puntare un riquadro preciso, scodinzolando e producendo un mugolio che Marika
sa interpretare benissimo. “Qui c’è qualcuno ed è ancora vivo”. Ci sono volute
otto ore di duro e delicato lavoro, per farsi luce tra ferro e laterizi, ma,
alla fine la signora Martina è stata portata, ancora viva, all’ospedale e,
mentre scrivo sta lottando perla vita. Una vita che se potrà continuare sarà
per merito di un cane e della sua giovane conduttrice.
E allora, andate a
chieder al figlio di Martina, ai suoi parenti se è giusto porsi il problema
di alloggiare o meno i cani, almeno quelli di piccola taglia, nelle tende
assieme ai proprietari. Sì, perché questo è un altro dramma nel dramma. Ho
visto, per strada, gente con il gatto in spalla, con la gabbietta dei “diamantini”
sulla bicicletta, ho parlato con persone che andavano a dormire in tenda con
l’angoscia di avere lasciato in una gabbia nel prato adiacente la casa
inagibile, con altre che lo avevano portato in un campetto dove una volontaria
munita solo di gran volontà (ma senza neanche un telo o una rete fornita dalle
autorità) prendeva fino a venti cani legandoli a una pianta e dormiva con loro
di notte in un sacco a pelo.
A Mirandola i cani non possono entrare nelle
tendopoli, a Finale Emilia, sì, a Medolla no, a S. Felice sul Panaro sì.
Tutti comuni nell’arco di dieci chilometri. Ho visitato la tendopoli della
Protezione di Trento a S. felice sul Panaro: un gioiello, uno specchio. Ordine,
silenzio, serietà, ma serenità e, su alcune tende, il disegno stilizzato di un
cane. Vale a dire, questa tenda ospita il cane di uno sfollato. “Se si
organizzano bene le cose e si discute serenamente con i proprietari dei cani e
anche con quelli che non li vogliono, basta un briciolo di civiltà ed
equilibrio comune e ci si salta fuori, uomini e cani, perché anche loro hanno
dei diritti che non possiamo negargli con superficialità.” Chapeau.
01 giugno 2012