L'abominio
del trasporto di animali vivi: un business senza misericordia né rispetto
di Oscar Grazioli
Una delle maggiori vergogne del
nostro, come di tanti altri paesi europei, è il trasporto di bestiame vivo. Si
tratta di un abominio che l’uomo deve sopportare perché le lobby dei
commercianti di carne sono potentissime è il trasporto degli animali vivi un
business senza misericordia né rispetto. Cosa volete che gli freghi ai
commercianti di carni della sofferenza di bovini, equini, suini, volatili,
letteralmente stipati su TIR che viaggiano per decine di ore, senza l’adeguata
documentazione e senza il minimo rispetto per le normative esistenti? Nulla, un
fico secco. Crepino pure i più deboli, sui camion della morte, arsi dal sole o
congelati dal freddo. Si spacchino pure le zampe, i fragili cavalli i cui
nitriti di dolore l’autista ignora, “tanto devono andare in macello”. Si
provochino ferite devastanti i vitelloni, spingendosi l'un l’altro contro le
pareti metalliche del camion e urlino pure di dolore. Chi li sente e
chissenefrega? L’importante è contare i soldi di quella mezzena trasformata in
filetti, costate, lingue e ossibuchi.
Ci sarebbe in realtà una
normativa europea che prevede al massimo
quattordici ore di viaggio, seguite da uno stop per fare abbeverare gli
animali, oltre a camion con aria condizionata, il divieto di legare le corna a
ganci metallici e altre amenità simili. Pochissimi le rispettano, quasi nessuno
le applica del tutto.
Il trasporto più vergognoso
riguarda forse i cavalli. Le leggi ci sono, le normative
anche, ma in Italia vengono da tutto il mondo a imparare la sottile arte di aggirarle.
Per viaggi lunghi più di 50 chilometri, si prevede il trasporto in “stalli
individuali”. E allora si mette un pannello di gomma tra un cavallo e l’altro
(quando va bene). Viaggiano così i cavalli che provengono dai paesi dell’Est e
dalla Spagna, ammassati l’uno contro l’altro con gli stinchi scorticati, i
garretti sanguinanti subito preda di avidi tafani o con le zampe spaccate e la
febbre che li divora nel caldo umido dell’estate spagnola, dove la temperatura
dentro il carro bestiame supera i 40° C, dove manca una pausa, dove non c’è
l’acqua né il cibo e l’unica liberazione dall’agonia di un viaggio che non
finisce mai è l’odore della polvere da sparo, il rumore secco della pistola, la
morte trovata talvolta in un sudicio garage che qualcuno vuole sia un mattatoio
clandestino.
Proprio giovedì scorso agenti
della polizia provinciale di Padova, dopo un
corso di formazione, si sono messi sulla strada per alcune verifiche del loro
apprendimento. Poche ore e a Curtarolo è stato fermato un camion, proveniente
dalla Repubblica Ceca, ma italiano, che trasportava 40 bovini. In seguito alle
verifiche sono state scoperte gravi irregolarità che hanno costretto gli agenti
a bloccare il camion, a condurlo in un posto di controllo, cioè in una stalla
di sosta, in cui sono stati fatti scendere e rifocillati gli animali e in cui
sono state contestate le violazioni agli autisti. Pene previste? Circa 8000
euro (per entrambi gli autisti) che, con condizionali, sconti, 3x2 e promozioni
varie, sono certo si ridurranno a un migliaio di euro ciascuno. Sapete quanto
gliene può fregare a venditori e importatori di migliaia d’animali di 2000
euro? Esattamente quanto a me di avere perso per strada dieci centesimi.
L’Italia è il paese con i più
alto consumo di carne equina d’Europa e i
consumatori s’illudono di mangiare la carne “fresca” di cavalli locali, spesso
ignorando l’agonia di quelle carni martoriate negli infiniti viaggi della
morte. Non sarebbe ora di finirla?
05 ottobre 2012
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