L’ELEFANTE
ASIATICO
DOVE VIVE
L’elefante
asiatico (Elephas maximus) è ancora
presente, allo stato selvatico, in India, Sri Lanka, nei paesi dell’Asia sud-orientale
e a Sumatra. Si stima che ne sopravvivano 40.000 – 50.000 esemplari, ormai
suddivisi in popolazioni tra loro isolate e in continua diminuzione. La maggior
parte di essi si trova in India, ma le informazioni sul numero di elefanti
presenti in ciascun paese sono scarse o poco attendibili.
Fino a
poche migliaia di anni fa l’elefante asiatico era diffuso anche in Medio
Oriente, mentre fino al Medioevo era presente anche in Cina e sull’isola di
Giava.
L’elefante asiatico e l’elefante africano sono i soli
superstiti di un gruppo di mammiferi, i Proboscidati, che fino a un passato
geologicamente recente hanno popolato anche l’America, l’Europa e l’Asia
centrosettentrionale. Gli ultimi mammuth
sono esistiti, sull’isola siberiana di Wrangel, fino a circa 4000 anni fa.
Dell’elefante
asiatico esistono tre differenti sottospecie: Elephas maximus maximus, presente sull’isola di Sri Lanka, Elephas maximus indicus in Asia
continentale ed Elephas maximus
sumatranus sull’isola di Sumatra. Non è chiaro se gli esemplari del Borneo
appartengano a una quarta sottospecie o se vi siano stati introdotti dall’uomo.
Gli
elefanti africani vengono attualmente considerati appartenenti a due specie
distinte: Loxodonta africana o
elefante di savana e Loxodonta cyclotis
o elefante di foresta, di minori dimensioni.
LA
PROBOSCIDE
Questo
particolarissimo organo, formato dalla fusione del naso e del labbro superiore,
è azionato da decine di migliaia di piccoli muscoli che lo rendono adatto agli
utilizzi più diversi. Dotato di elevata sensibilità tattile e olfattiva, può
manipolare piccoli oggetti ma anche, grazie alla sua forza, spostare grandi
pesi ed essere usato come arma da difesa. L’elefante può usare la proboscide
per aspirare diversi litri d’acqua, che viene poi riversata all’interno della
bocca per bere.
L’elefante
asiatico possiede una sola appendice prensile all’estremità della
proboscide,
mentre l’elefante africano ne possiede due.
(Testi dal Museo di Storia Naturale di Milano)
L’ELEFANTE
ASIATICO E L’UOMO
L’elefante
asiatico è utilizzato da migliaia di anni dall’uomo come animale da lavoro,
grazie alla sua mole e alla sua forza. Viene tuttora impiegato nei lavori di
esbosco all’interno delle foreste, soprattutto per la movimentazione di grossi
tronchi. L’animale addestrato esegue i comandi di una singola persona con la
quale trascorre l’intera esistenza.
Ai
nostri giorni molti esemplari vengono adibiti al trasporto di turisti in
escursioni nella foresta.
Le
popolazioni di elefanti selvatici rappresentano purtroppo una minaccia per le
zone coltivate e i piccoli insediamenti umani. Questo genere di problemi è in
continuo aumento dato che l’Asia meridionale è una delle aree a maggiore
densità di popolazione umana al mondo e dove il principale utilizzo del
territorio è quello agricolo. Ne derivano conflitti tra l’uomo e l’elefante,
con l’uccisione ogni anno di centinaia di esemplari.
Un
altro fattore di riduzione del numero degli elefanti asiatici è la caccia per
l’avorio, la carne e la pelle. Inoltre, questi animali vengono utilizzati nella
ricerca di mine nascoste nel terreno, che comporta spesso il ferimento a morte
o la perdita degli arti.
Per
proteggere l’elefante asiatico è necessario:
- Tutelare gli ambienti di foresta, mantenendo i corridoi naturali di
comunicazione tra popolazioni
- Promuovere una politica integrata di uso del territorio, che comprenda la
gestione dell’elefante come risorsa
- Contrastare la caccia e l’utilizzo di avorio, carne e pelle di elefante
- Contrastare l’utilizzo dell’elefante nelle operazioni di sminamento.
(Testo da THE ASIAN ELEPHANT FOUNDATION)